Ucraina: le illusioni della Germania si infrangono sul campo di battaglia

Ufficialmente e pubblicamente, i governi della NATO continuano a ripetere il mantra “l’Ucraina può vincere questa guerra”. Ma ci sono segnali che indicano che una certa ritirata da questa visione illusoria è già iniziata. Ad esempio, la riunione di alto profilo del Gruppo di contatto sull’Ucraina della NATO, prevista per il 12 ottobre a Ramstein, è stata rimandata dopo che Biden ha bruscamente rinviato di una settimana il suo viaggio in Germania.

Stando ad alcuni addetti ai lavori, ciò indica che la questione ucraina è diventata troppo scottante per gli americani, soprattutto nelle ultime settimane di campagna elettorale, e che Washington vorrebbe lasciare che l’Europa se ne occupasse da sola. Il cambio di programma di Joe Biden rifletterebbe anche la decisione del Cremlino di abbassare la soglia per l’uso delle armi nucleari in risposta alla prospettiva che a Kiev sia consentito di lanciare attacchi in profondità nel territorio russo utilizzando armi occidentali. Inoltre, per il momento, la priorità dei neocon statunitensi, preoccupati per i propri interessi in Medio Oriente, è diventata la difesa di Israele.

Zelensky ha indubbiamente avvertito il potenziale cambiamento di tono da parte della NATO quando si è visto respingere le richieste di consegna immediata di missili a lungo raggio durante il suo viaggio a Washington e nel suo successivo tour in Europa con tappe a Londra, Parigi e Berlino. Per quanto riguarda più specificamente Berlino, il 14 ottobre, il diffuso tabloid Bildzeitung ha fatto trapelare l’informazione su di un memorandum interno del Ministero della Difesa tedesco in cui si valuta che l’Ucraina semplicemente non abbia la capacità a breve termine di riprendersi i territori conquistati dalla Russia. Questo sarebbe il motivo per cui il governo non intende più fornire a Kiev armi pesanti, come carri armati, veicoli da combattimento per la fanteria, obici e altri sistemi necessari per un’offensiva contro le forze russe.

Tuttavia, la visione più realistica delle reali possibilità dell’Ucraina sul campo di battaglia non ha lasciato luogo (almeno non ancora) ad iniziative di ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto. Ciò costituisce una pericolosa zona grigia che permette ai russofobi della NATO di continuare le loro provocazioni. Uno di essi è Friedrich Merz, leader dell’opposizione CDU e candidato cancelliere del suo partito alle elezioni politiche del prossimo anno. Intervistato al talk show Caren Miosga dell’emittente ARD, egli ha criticato la disdetta dell’incontro di Ramstein, dicendo che “gli europei si fanno più piccoli di quello che sono. Dobbiamo diventare più indipendenti dagli Stati Uniti”. Evidentemente, a Merz sta bene la cosiddetta “europeizzazione” della guerra in Ucraina.

Un recente editoriale del Financial Times Merz si è rammaricato del fatto che “l’umore sta cambiando” a Washington e in alcune capitali occidentali e passa “dalla determinazione che la guerra possa terminare solo con la cacciata dell’esercito russo dall’Ucraina, al riluttante riconoscimento che una soluzione negoziata che lasci intatta la maggior parte del Paese potrebbe essere la migliore speranza”.