Ora la BCE dà la colpa dell’inflazione ai cambiamenti climatici

Mentre i consumatori hanno punito l’elettromobilità forzata, gli agricoltori di tutta Europa si sono rivoltati contro le leggi sulla “rinaturazione” e gli obiettivi di decarbonizzazione sono ben lontani dall’essere raggiunti, la bolla verde finanziaria minaccia di scoppiare nella culla, trasformando in fumo i mega-profitti attesi dagli investitori. Questo ha spinto la Banca Centrale Europea a lanciare l’allarme. Nel tentativo di trovare una forte motivazione ai governi per finanziare la bolla, i funzionari della BCE hanno inventato nientemeno che il cambiamento climatico sarebbe la causa dell’inflazione.

“Le condizioni meteorologiche estreme, quali le estati insolitamente calde, possano incidere sia sul livello dell’inflazione che sulla sua volatilità. Ad esempio, secondo le stime della BCE, le temperature estreme dell’estate 2022 hanno fatto aumentare l’inflazione dei beni alimentari in Europa di circa 0,7 punti percentuali complessivamente su 12 mesi”, ha dichiarato Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della BCE, al Festival dell’Economia di Trento il 27 maggio. Cipollone si è poi lanciato in previsioni: “Questi effetti potrebbero essere ancora più pronunciati in futuro, salendo all’1% nel 2035 e a quasi il 2% nel 2060”, ha dichiarato.

La soluzione? La transizione verde: “Una maggiore disponibilità di energia rinnovabile” ridurrebbe la portata dell’inflazione, ha aggiunto. Cipollone si è lamentato che “l’UE non si muove ancora su una traiettoria in linea con gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050 ”, e ha citato un rapporto del Network for Greening the Financial System, il Green Club delle banche centrali istituito dal banchiere Mark Carney (cfr. SAS 6/20), sostenendo che “Questi scenari evidenziano che per azzerare le emissioni entro il 2050 la quota dei combustibili fossili nel mix energetico dell’UE deve diminuire dal 73% circa del 2020 a circa il 20% nel 2050”. E per farlo è necessario investire il 3,7% del PIL dell’UE, ovvero 620 miliardi di euro all’anno.

Combattere l’inflazione con la decarbonizzazione è come “dissetarsi con il prosciutto”, commentava un economista romano.

Naturalmente, la politica monetaria delle banche centrali – e non il cambiamento climatico – è responsabile dell’inflazione. Sganciando l’economia finanziaria da quella fisica e pompando i valori finanziari con trilioni di denaro gratis, le banche centrali hanno costruito un potenziale iperinflazionistico che ha già cominciato a riversarsi sui prezzi al consumo. La BCE ora dice che la colpa è dei cambiamenti climatici e quindi dell’economia fisica che, secondo loro, ne è la causa.

L’espansione degli aggregati finanziari globali e del debito complessivo è proseguita negli ultimi anni nonostante il tentativo di drenare la liquidità attraverso l’aumento dei tassi di interesse. La cosiddetta politica di “Quantitative Tightening” ha creato quasi mezzo trilione di “perdite non realizzate” nel solo sistema bancario statunitense, ma ciò è stato compensato da una massiccia espansione del debito pubblico americano, che ora sta andando fuori controllo. Quest’anno aumenterà di un importo netto di 2,5 trilioni – più dell’intero debito pubblico della Germania, la terza economia mondiale in termini di PIL. Nel tentativo di contenere questa crescita e di sollevare le banche dalle perdite non realizzate, alla fine di maggio il Tesoro ha annunciato un programma di riacquisto, che si basa sul presupposto che il debito di nuova emissione costerà meno di quello vecchio. In altre parole, sul presupposto che la Fed taglierà i tassi, anticipata in questo dalla BCE, che infatti tutti si aspettano li riduca la prossima settimana. Questo, a sua volta, significa che la bisca finanziaria, spinta dalla nuova liquidità che finirà a rifinanziare i quadrilioni di scommesse finanziarie derivate, sarà di nuovo in modalità di espansione, vale a dire che il divario tra la curva degli aggregati finanziari e l’economia reale (di fatto piatta) aumenterà.

Tutto ciò in un sistema che la stessa BCE ammette essere altamente vulnerabile e che può esplodere in caso di crisi geopolitica. “La storia recente suggerisce che è improbabile che eventi geopolitici avversi causino da soli una crisi sistemica, anche se possono fungere da innesco per un disagio sistemico se interagiscono con vulnerabilità preesistenti”, si legge nell’introduzione al rapporto periodico sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Banca centrale europea.

La soluzione all’insostenibilità del sistema finanziario è l’eliminazione del divario tra economia finanziaria ed economia reale, attraverso la riforma delle “Quattro Leggi” suggerita da Lyndon LaRouche, che comincia con la chiusura della bisca finanziaria.

Print Friendly, PDF & Email