Olaf Scholz sta seriamente pensando di cambiare politica?

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, finora elogiato come un allievo modello della dottrina della NATO a scapito degli interessi e della sovranità tedesca, nelle ultime due settimane è balzato agli onori della cronaca con dichiarazioni che sembrano andare in una direzione diversa. Ha parlato della necessità della diplomazia per porre fine alla guerra in Ucraina, ha confermato che continuerà ad opporsi alla consegna di missili tedeschi a lungo raggio a Kiev e ha promesso un’indagine imparziale sul sabotaggio del Nord Stream e l’arresto dei responsabili. Sembra una buona cosa, ma lo pensa davvero?

Per prima cosa, il Cancelliere è rimasto vago in tutte le sue dichiarazioni, senza fare marcia indietro su nessuna delle sue precedenti posizioni geopolitiche. Inoltre, non ha ritirato il sostegno al previsto stazionamento di missili statunitensi a lunga gittata sul territorio tedesco, né ha rinunciato alla “formula Zelenskyy”, la pretesa massimalista di un ritiro totale delle truppe russe dall’Ucraina orientale e persino dalla Crimea. Non ha sfatato la narrazione ufficiale secondo cui un minaccioso uomo d’affari ucraino e i suoi amici sommozzatori avrebbero fatto saltare il Nord Stream di propria iniziativa, né ha dichiarato la fine delle forniture di armi o avanzato proposte concrete di diplomazia. Sebbene il suo governo abbia annunciato poche settimane fa una consistente riduzione degli aiuti militari all’Ucraina, il piano prevede di colmare il divario con il denaro sottratto ai beni russi depositati nelle banche, migliorando al contempo il bilancio tedesco.

Il Cancelliere ha riconosciuto che molti cittadini non sono d’accordo con la politica nei confronti della Russia, ma ha detto che non la cambierà. Inoltre, Scholz rifiuta categoricamente qualsiasi contatto della SPD con il BSW (partito dei Wagenknecht), contrario allo stazionamento dei missili e alle forniture di armi all’Ucraina e favorevole all’uso della diplomazia per porre fine alla guerra.

Pertanto, a meno che non ci siano fatti concreti, le recenti osservazioni di Olaf Scholz devono essere inserite nella categoria “promesse da campagna elettorale”. Il suo partito, la SPD, ha subito sconfitte clamorose nelle recenti elezioni in Sassonia e Turingia (cfr. SAS 36/24) e si appresta a subire un’altra battuta d’arresto, anche se meno pesante, nelle elezioni nel Land del Brandeburgo, sua roccaforte, il 22 settembre. Per il momento, i sondaggi danno alla SPD solo il 26% dei voti, contro il 29% di Alternativa per la Germania (AfD), che arriverebbe prima. L’AfD si oppone alle forniture di armi all’Ucraina, allo stazionamento di missili a lungo raggio e alla narrativa ufficiale sul sabotaggio del Nord Stream.

Si noti che il piano frettolosamente messo insieme da Berlino per bloccare l’immigrazione clandestina reintroducendo controlli alle frontiere è un maldestro tentativo di conquistare gli elettori del Brandeburgo e di ripristinare un po’ di fiducia nel malconcio governo.