Lo Schiller Institute fa il punto dopo le elezioni europee

Il 15 giugno si è aperta la conferenza internazionale di due giorni dello Schiller Institute, dal titolo “Il mondo sull’orlo del baratro: per una nuova pace di Westfalia!”. La conferenza è servita come piattaforma non solo per esaminare la natura e le cause dell’emergenza, ma anche per discuterne i principi risolutivi. Il programma completo, insieme agli atti dei lavori, è ora disponibile all’indirizzo: https://schillerinstitute.nationbuilder.com/for_a_new_peace_of_westphalia_20240615.

La prima sessione ha affrontato di petto il fatto che il tentativo collettivo dell’Occidente di affermare il dominio globale del sistema neoliberista dopo la fine della Guerra Fredda si è rivelato un clamoroso fallimento. Sono stati discussi molti aspetti, in particolare l’incompetenza dei leader occidentali, la loro mancanza di diplomazia e il fatto che le elezioni per il Parlamento europeo della scorsa settimana hanno rappresentato una sonora bocciatura degli attuali leader dell’UE.

La fondatrice dello Schiller Institute, Helga Zepp-LaRouche, che ha pronunciato il discorso principale, ha parlato con chiarezza del pericolo di guerra nucleare, citando prove lampanti, tra cui l’incapacità dell’Ucraina (cioè, della NATO) di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia e i recenti attacchi a due delle dieci strutture russe di preallarme nucleare. Ha sottolineato che “siamo alla fine di un’epoca”, riferendosi alla fine del colonialismo e del neocolonialismo, che dominano l’umanità da cinquecento anni, e che dovremmo andare avanti. Abbiamo bisogno di un nuovo sistema e la buona notizia – oscurata dai media occidentali – è che “sta emergendo un nuovo sistema mondiale, un sistema policentrico, armonioso e multi-nodale”, una comunità condivisa dell’unica umanità, come l’ha definita il leader cinese Xi Jinping.

“È una magnifica idea che esiste da molti secoli”, ha spiegato, ma ora è nuova. In questo contesto, ha fatto riferimento ai protagonisti dei cambiamenti fondamentali avvenuti in passato seguendo questa impostazione, come i tedeschi Gottfried Leibniz (1646-1716) e Friedrich List (1789-1846), e il cinese Cai Yuanpei (1868-1940).

“Non si tratta più di una visione per il futuro, è già qui”, ha concluso Helga Zepp-LaRouche. “E, piuttosto che inciampare nell’ultima guerra mondiale, dopo la quale non ci sarà più nulla, uniamoci alla Maggioranza Globale”.

La crisi strategica

Gli altri relatori della conferenza internazionale dello Schiller Institute del 15-16 giugno, provenienti da Stati Uniti, Germania, Francia, Svizzera, Bielorussia e Russia, sono stati tutti concordi nell’affermare l’urgenza di agire per far fronte alle crisi odierne, pur presentando punti di vista e di enfasi diversi. L’ex diplomatico americano Chas Freeman, studioso di Cina e Stati Uniti, ha denunciato con forza la politica dell’establishment statunitense, che prevede una guerra economica ed uno scontro militare armato contro i nemici percepiti in tutto il mondo e che non ha alcuna prospettiva di cessare. Egli, come gli altri, ha appoggiato l’idea di una nuova pace di Westfalia.

Due voci dalla Bielorussia hanno ribadito ciò da anni sentiamo dire da molte parti dell’Eurasia. Olga Lazorkina, presidente del Dipartimento di politica estera dell’Istituto bielorusso di ricerca strategica (BISR), ha parlato di nazioni che debbono “trovare un terreno comune”, poiché viviamo su un unico pianeta. Il suo collega del BISR, Vitaly Romanovsky, ha esaminato il ruolo di Minsk negli sforzi di pace in Ucraina negli ultimi anni.

I quattro relatori con retroterra militare della prima sessione sono stati molto incisivi. Il colonnello Alain Corvez (in congedo), ex consigliere del Ministero degli Interni francese, ha citato Nietzsche per affermare che le figure di spicco dell’Occidente sono demenziali. Sono nel regno del nichilismo, non sono in grado di pensare razionalmente. Gli Stati Uniti sono un egemone che non riesce a riconoscere di aver perso la propria dominanza; quindi, aspettarsi rapporti diplomatici con loro è pericoloso. La sua compatriota Caroline Galactéros, politologa e colonnello della riserva, ha invitato la Francia a “disallinearsi” dagli Stati Uniti e dal loro bellicismo e ad unire le forze con chi promuove la stabilizzazione e la sicurezza. Dovremmo “salvare ciò che resta dell’Ucraina”, ha scongiurato.

Dalla Svizzera, il tenente colonnello Robert Bosshard (in congedo) ha fornito dettagli militari su come “siamo in una situazione di stallo globale” per quanto riguarda l’Ucraina e altri Paesi. Ha osservato che le affermazioni secondo cui la Russia vuole avanzare fino a Berlino, o addirittura a Berna, si basano su una completa ignoranza di ciò che questo comporterebbe, o sono solo “pura propaganda”.

Dalla Germania, Rainer Rupp, esperto di intelligence militare che ha lavorato nella NATO dal 1977 al 1993, ha spiegato, in relazione alle periodiche esercitazioni nucleari simulate chiamate “Wintex” (esercitazioni invernali), la mentalità che ha visto in prima persona con i leader statunitensi, britannici e di altre nazioni dell’Alleanza, i quali non tengono in alcun conto le vittime che sostengono di voler proteggere sul territorio europeo.

Georgy Toloraya, direttore del Centro per la strategia asiatica dell’Istituto di economia dell’Accademia delle scienze russa, ha commentato l’importante discorso pronunciato il 14 giugno dal Presidente russo Vladimir Putin ai vertici del Ministero degli Esteri e le sue proposte per la sicurezza, che coinvolgono il “Sud globale”, l'”Est globale” e le nuove configurazioni in movimento come i BRICS.

Nel corso della discussione la signora LaRouche ha sottolineato che la guerra è “il risultato di una profonda crisi culturale” in Occidente. A suo avviso, i prossimi tre-sei mesi sono il periodo più pericoloso della storia. Pertanto, dobbiamo creare un processo di dialogo in cui il meglio dell’umanità, ovunque, venga ispirato e chiamato ad agire.

La maggioranza globale esige lo sviluppo

La seconda sessione, dal titolo “Le aspirazioni di sviluppo della maggioranza globale”, ha visto la partecipazione di sei relatori che rappresentavano il Sud America, l’Europa e la Palestina. La scena è stata introdotta da un videoclip di un discorso pronunciato da Lyndon LaRouche più di venti anni fa, in occasione di una conferenza in Germania, il 4 maggio 2001, in cui lo scomparso leader americano presentava l’idea di corridoi di sviluppo “dall’Atlantico al Pacifico”, che si irradiano in tutte le direzioni, anni prima del lancio, il 13 settembre 2013, dell’iniziativa Belt and Road da parte del presidente cinese Xi Jinping.

Dal Sudamerica, l’ex Presidente della Guyana Donald Ramotar ha denunciato lo sfruttamento economico della sua e di altre nazioni, in corso da decenni, e come questo possa e debba cambiare, ad esempio con l’aiuto dei Paesi BRICS. Henry Baldelomar, docente di Affari internazionali presso l’Università Nur di Santa Cruz, in Bolivia, ha parlato di progetti come il nuovo corridoio ferroviario bi-oceanico, che collegherà gli oceani Pacifico e Atlantico.

Il Prof. Michele Geraci, ex sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico e docente della New York University a Shanghai, ha spiegato come ci siano due tendenze nei rapporti internazionali: quella che considera i rapporti come un gioco a somma zero (“se vinci tu perdo io e viceversa”) e quella che invece persegue soluzioni “win-win” tra le nazioni per il reciproco sviluppo economico (“La tua prosperità e la mia prosperità sono parte integrante l’una dell’altra”). Si è detto d’accordo con la visione espressa da LaRouche venti anni fa, apprezzandone la lungimiranza e ha ringraziato il moderatore per averlo presentato come artefice del memorandum del 2019 per l’adesione dell’Italia alla Via della Seta, da lui inteso proprio nel senso illustrato da LaRouche.

In contrapposizione alla prospettiva di crescita, gli interventi provenienti dall’Europa hanno denunciato un quadro di inutile disgregazione economica e sociale, frutto di politiche distruttive. Folker Hellmeyer, capo economista della Netfonds AG in Germania, in un’intervista preregistrata da Zepp-LaRouche, intitolata “Quo Vadis, Germania?”, ha parlato di problemi fondamentali come la mancanza di energia e dell’effetto negativo delle sanzioni imposte alla Russia. L’esperto ungherese Prof. Dr. Laszlo Ungvari, Presidente (emerito) della Wildau University of Technology, ha parlato di quanto sia deluso dall’Europa, con i suoi politici scadenti in carica e i giovani senza futuro.

Da Copenaghen, l’Ambasciatore della Palestina in Danimarca, Manuel Hassassian, ha iniziato parlando della necessità di uno Stato palestinese ed esponendo il “concetto di LaRouche” di sviluppo nel Piano Oasi. Con una prospettiva di acqua, energia e tutte le altre infrastrutture da rendere disponibili, c’è una base per il futuro, ha detto. Se non risolveremo questo problema, la prossima guerra sarà per l’acqua”. Hassassian ha poi fatto luce sull’attuale conflitto in Palestina e sulla lotta per la giustizia e la creazione di uno Stato per il popolo palestinese.

Le sessioni 3 e 4 erano dedicate a “La rivoluzione scientifica in corso” e “La ricchezza delle culture dell’umanità e l’imminente Rinascimento aureo” e hanno suscitato discussioni appassionanti tra i relatori e il pubblico. Ne riferiremo la prossima settimana.