La Francia verso una maggiore instabilità

Il secondo turno delle elezioni legislative in Francia ha lasciato il Paese in una situazione politica piuttosto caotica e instabile. Il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, un mix eterogeneo di socialisti, comunisti e verdi, ha il maggior numero di seggi nel nuovo parlamento (184), mentre i macronisti di Ensemble si sono ritrovati con molti più seggi (166) di quelli che avrebbero ottenuto al primo turno, grazie ai patti di desistenza, cioè i voti ricevuti da altri partiti per impedire ai candidati del Rassemblement Nationale (RN) di vincere. Sebbene il RN abbia conquistato 50 seggi in più delle scorse elezioni, solo 143 dei suoi candidati sono stati eletti. Il partito, tuttavia, rimane il più grande in Francia per numero di voti ottenuti in queste elezioni e nelle elezioni europee di un mese fa.

Dopo l’annuncio dei risultati, Jacques Cheminade, presidente di Solidarité et Progrès, ha osservato in una dichiarazione che la caratteristica più evidente di questa campagna è stata “la negazione della realtà da parte di tutti”. Tutti i partiti e le alleanze hanno agito come se si trattasse di “una battaglia politica interna, come se la Francia fosse isolata dal contesto globale”. Nessuno ha menzionato il rischio di guerra e tutti hanno agito come se fornire armi all’Ucraina fosse una cosa ovvia. Nessuno ha menzionato la morsa dell’oligarchia finanziaria sulle nazioni e sui popoli, tutti hanno agito come se non fosse un problema da sollevare. Hanno quindi fatto promesse impossibili da mantenere nell’ordine attuale, che tutti hanno di fatto sottoscritto, poiché si sono rifiutati di sollevare le vere questioni in gioco.

La realtà, sottolinea, è che, come parte della NATO, la Francia deve accettare “un’economia di guerra diretta contro uno dei due Stati al mondo che ha la maggiore potenza militare nucleare”, servendo di fatto il secondo, gli Stati Uniti, e rischiando un conflitto generalizzato. La realtà è anche che, “all’interno dell’Unione Europea, la Francia sarà obbligata a presentare un piano settennale di riduzione del debito a settembre”.

Per Solidarité et Progrès, spiega Cheminade, i programmi del RN e del NFP sono inaccettabili. S&P si batterà per uscire “dal mondo della NATO, della City, di Wall Street e della morsa finanziaria per unirsi alla spinta di emancipazione dei BRICS”. È in questo contesto politico, opposto al cosiddetto “ordine occidentale basato sulle regole”, che potremo finalmente trovare i gradi di libertà necessari per applicare politiche più giuste”.

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