La Commissione Europea ha ordinato a Kiev di tagliare le forniture di petrolio a Ungheria e Slovacchia?

Il 17 luglio, l’Ucraina ha interrotto bruscamente il transito del petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzba, tagliando di fatto le forniture a Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Nel caso delle economie ungherese e slovacca, ciò riguarda fino al 40% del fabbisogno nazionale. I tre Paesi hanno immediatamente protestato contro la mossa ucraina, che interferisce con un decreto dell’UE che li esenta esplicitamente dal divieto generale di importare petrolio russo. La Commissione europea è stata sollecitata ad intervenire per indurre Kiev a ripristinare le forniture, ma Bruxelles sostiene il bisogno di “continuare a raccogliere informazioni”.

Questo atteggiamento (“non sappiamo nulla”) ha fatto infuriare soprattutto gli ungheresi, perché la Commissione ha avvertito Budapest di astenersi da qualsiasi misura di ritorsione unilaterale, come il taglio delle forniture di elettricità all’Ucraina, che costituiscono il 40% dell’offerta di elettricità del Paese.

Il 30 luglio, in una dura risposta, il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha scritto sul suo account: “Ci sono solo due opzioni. La Commissione europea è troppo debole per costringere il Paese candidato (l’Ucraina) a rispettare gli interessi fondamentali dei due Stati membri dell’UE, oppure tutta questa storia è stata inventata non a Kiev, ma a Bruxelles, e non dal governo ucraino, ma dalla Commissione europea che vuole ricattare due Paesi favorevoli alla pace”.

Szijjarto ha inoltre chiesto che la Commissione e Ursula von der Leyen in persona chiariscano immediatamente se sono stati loro a dare istruzioni a Kiev di bloccare le forniture di petrolio. E, in caso contrario, perché non sia stata intrapresa alcuna azione. Ha aggiunto che la sospensione del transito del petrolio russo mina la sicurezza energetica dei due Stati membri dell’UE e costituisce una violazione diretta dell’accordo di associazione di Kiev con l’UE.

Invece di rispondere in modo costruttivo alle osservazioni di Szijjarto, il Commissario UE per il Commercio Valdis Dombrovskis ha dichiarato che l’Ungheria e la Slovacchia non corrono “rischi immediati” per la loro sicurezza energetica. Ha raccomandato loro di utilizzare un oleodotto esistente per portare il greggio via nave dalla Croazia, aggiungendo che “la diversificazione dai combustibili fossili russi dovrebbe essere perseguita attivamente”. Questa dichiarazione conferma da sola che le azioni dell’Ucraina fanno parte della strategia della Commissione per bloccare le forniture di petrolio russo.

In effetti, Slovacchia e Ungheria sono “bandiere rosse” per la Commissione dominata dalla geopolitica, in quanto sono gli unici Paesi membri dell’UE/NATO che si sono rifiutati di sostenere la politica delle forniture di aiuti militari al regime di Kiev. Entrambi i Paesi, che confinano con l’Ucraina e sono stati immediatamente colpiti dalla guerra, hanno ripetutamente chiesto una soluzione diplomatica alla crisi.

Il 2 agosto, Szijjarto ha pubblicato su Facebook un’altra dura dichiarazione: “La lettera del vicepresidente [Dombrovskis] dimostra che gli ucraini possono fare quello che vogliono contro gli Stati membri dell’UE, in particolare quelli che sono a favore della pace e non inviano armi”. Per quanto riguarda l’alternativa di ricevere il petrolio attraverso la Croazia, ha osservato che “semplicemente non è un Paese di transito affidabile. Da quando è scoppiata la guerra, le tariffe di transito sono aumentate fino a cinque volte la tariffa media di mercato”.