Il rapporto di Draghi: Schacht in salsa verde

L’ex banchiere d’affari, banchiere centrale e premier italiano Mario Draghi ha consegnato il rapporto sul “Futuro della competitività europea”, commissionato dal fallito, ma riconfermato, capo della Commissione UE von der Leyen. La cosa più sorprendente del rapporto è che sia stato commissionato a colui che ha sbagliato ogni previsione ed è responsabile, assieme alla von der Leyen di aver gettato l’Europa in una guerra con la Russia e in un collasso economico sempre più rapido; ricordiamo che secondo Draghi le sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia, mentre hanno messo in ginocchio l’Europa. Nonostante ciò, Draghi ha basato il suo nuovo rapporto sugli stessi studi che ha usato per quelle previsioni sbagliate.

Per quanto riguarda il contenuto, che anticipa la politica della Commissione von der Leyen 2, si tratta di un progetto di salvataggi finanziari, di riarmo e deindustrializzazione “Green” da finanziare con un minimo di 750-800 miliardi all’anno attraverso emissioni di debito comune dell’UE. Il piano farebbe invidia al banchiere centrale di Hitler, Hjalmar Schacht, che finanziò il riarmo della Germania nazista con emissione di debito “derivato”. Al fine di semplificare la governance di tale programma, Draghi propone di abolire l’attuale sistema di voto, abbandonando l’unanimità e introducendo il voto a maggioranza.

La completa ipocrisia del piano Draghi-UE è rivelata dal fatto che Mario si lamenta della perdita di produttività dovuta agli alti costi dell’energia, in quanto “l’Europa ha improvvisamente perso il suo più importante fornitore di energia, la Russia”, quando è stato proprio lui, Draghi, a spingere per le sanzioni e lo sganciamento dal gas russo. Di conseguenza, i Paesi membri dell’UE importano GNL dagli Stati Uniti, a prezzi quattro volte superiori a quelli del gas proveniente dai gasdotti russi.

Mentre egli afferma correttamente che “se l’UE mantenesse il suo tasso medio di crescita della produttività dal 2015, sarebbe sufficiente a mantenere il PIL costante fino al 2050”, la soluzione proposta, decarbonizzazione e riarmo, farà crollare ulteriormente la produttività.

Un aspetto fondamentale del piano di Draghi è l’eliminazione del ruolo delle banche tradizionali. “L’UE fa eccessivo affidamento sui finanziamenti bancari, che sono meno adatti a finanziare progetti innovativi e sono soggetti a diversi vincoli”, si legge nel rapporto, dove si chiede un’emissione massiccia di titoli di debito dell’UE da commercializzare nella Capital Market Union (CMU). “È indiscutibile che l’emissione di un titolo comune sicuro renderebbe la CMU molto più facile da realizzare e più completa… l’UE dovrebbe muoversi verso l’emissione regolare di titoli comuni sicuri per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e per contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali”.

“Se da un lato l’Europa deve progredire con l’Unione dei mercati dei capitali, dall’altro il settore privato non sarà in grado di fare la parte del leone nel finanziamento degli investimenti senza il sostegno del settore pubblico”. Ciò significa più tagli e tasse a livello nazionale.

La buona notizia è che la Commissione europea potrebbe implodere prima che lo schema verde-scacchistico di Draghi venga attuato. La composizione della nuova Commissione è stata ritardata perché i governi verdi-progressisti si opponevano alla candidatura italiana per un Commissario “pesante”, come quello per il mercato interno. Alla fine, Raffaele Fitto è stato nominato vicepresidente esecutivo, ma con un altro portafogli, quello per la coesione. I conflitti interni sono esplosi quando il 16 settembre, Thierry Breton si è dimesso da Commissario per il mercato interno, il digitale e la difesa, accusando la von der Leyen di malgoverno. Breton, che nella precedente Commissione si è esposto oltre ogni misura per una “economia di guerra”, sperava forse di conquistare il nuovo posto di “ministro della Difesa” dell’UE, da lui fortemente invocato. Breton è anche l’autore della legislazione contro la libertà di parola chiamata “legge sui servizi digitali” e ha esagerato quando ha minacciato Elon Musk di bandire X alla vigilia dell’intervista di Musk a Trump.

Le lacerazioni interne sono state evidenti anche il 13 settembre, quando alla riunione informale dell’Ecofin a Budapest si sono presentati solo sette ministri delle Finanze su venti, a causa del boicottaggio contro presidenza di turno ungherese decretato da Bruxelles. I presenti ne hanno approfittato per discutere di aiuti ai paesi poveri, unica strategia per impedire o ridurre l’immigrazione illegale.