Germania: disoccupazione fa rima con deindustrializzazione

Il declino economico della Germania si ripercuote sul mercato del lavoro: A luglio, 2 milioni e 809 mila persone risultavano disoccupate: 82.000 in più rispetto al mese precedente; 192.000 disoccupati in più rispetto al luglio del 2023, mentre il dato di giugno è stato di 172.000 in più. Il mercato del lavoro “rimane sotto pressione”, ha commentato Leonie Gebers, Sottosegretario al Lavoro.

La “pressione” è particolarmente elevata nei settori automobilistico, chimico e delle costruzioni, roccaforti dell’occupazione produttiva in Germania. E mentre i segnali di una depressione si fanno sempre più evidenti, la narrazione ufficiale si limita a usare il termine “recessione”.

Certo, la disoccupazione aumenta regolarmente durante i mesi estivi, poiché le aziende spesso aspettano la fine delle vacanze, a settembre-ottobre, per ricominciare ad assumere. Tuttavia, sono già stati annunciati oltre 20.000 nuovi tagli di posti di lavoro presso diversi fornitori del settore automobilistico, di cui 14.000 (su un totale di 58.000 addetti) presso l’azienda ZF Friedrichshafen, produttrice di metà dei cambi automatici del mondo. Tutte queste aziende, tra cui giganti come Bosch e Continental, registrano perdite sostanziali nel settore delle e-car, che vede basse vendite, a fronte di ingenti investimenti.

Un problema particolare del mercato del lavoro è la mancanza di apprendisti: l’industria avrebbe bisogno di circa 204.000 nuovi apprendisti, ma solo 121.000 giovani hanno finora fatto domanda di lavoro. Oltre ai problemi dovuti all’eccessiva regolamentazione “verde”, più di un terzo delle aziende tedesche sta valutando la possibilità di delocalizzare parti consistenti della produzione all’estero.

Particolarmente drammatica è la situazione nel settore edilizio: secondo l’Istituto di ricerca economica di Colonia (IW Köln), rispetto al 2022, nelle sette maggiori città tedesche c’è il 27% in meno di appartamenti disponibili per l’affitto. Ciò è dovuto anche alla scarsa offerta di appartamenti di nuova costruzione: i piani governativi prevedevano 400.000 nuovi appartamenti all’anno, ma quest’anno ne saranno completati al massimo 250.000. L’aumento delle normative, di natura “verde” e non, unito all’aumento dei prezzi dei materiali, ha reso le nuove costruzioni troppo costose. Tra gli ostacoli, le aziende citano le obiezioni ai nuovi progetti abitativi, la priorità data alla “natura” da parte degli ecologisti radicali e la necessità di proteggere le “specie in pericolo”.