Errore o scelta? Emmanuel Macron subisce un’altra batosta

La realtà ha colpito in faccia il governo e le élite francesi. Gli elettori, furiosi con coloro che gestiscono il Paese da tanti anni, hanno inviato loro un messaggio chiaro: “Il partito di Le Pen è l’unico partito che non abbiamo ancora provato; lo faremo stavolta!”.

E per assicurarsi che il messaggio fosse ascoltato, l’affluenza alle urne è stata massiccia rispetto agli anni precedenti: il 30 giugno ha votato il 66,7% degli elettori registrati, quasi il 20% in più rispetto alle elezioni legislative del 2022. Il Rassemblement National (RN) di Le Pen e il suo alleato di destra Eric Ciotti hanno ottenuto un impressionante 33,1% dei voti, piazzando al primo posto 297 candidati su 577 circoscrizioni.

Il secondo “vincitore” è l’alleanza della Sinistra Unita (La France insoumise, Partito Socialista e Partito Verde), che ha ottenuto un significativo 28,1% dei voti e si è piazzata al primo posto in 155 circoscrizioni. Il grande sconfitto è il partito di Emmanuel Macron, Ensemble, che ha solo sfiorato il 20%.

Il secondo turno del 7 luglio determinerà il numero di eletti di ciascun partito. Date le specifiche regole elettorali, in un numero significativo di circoscrizioni potrebbero esserci tre candidati e talvolta quattro. Ma nella maggior parte di esse, uno dei candidati si ritirerà per sconfiggere il candidato RN. Pertanto, il Rassemblement potrebbe non ottenere una maggioranza completa all’Assemblea Nazionale, nel qual caso il capo del partito, Jordan Bardella, ha dichiarato più volte che non accetterebbe di essere Primo Ministro in un governo di “coabitazione” con il Presidente Macron. A meno che non abbia una maggioranza completa all’Assemblea Nazionale, il suo rifiuto aprirà una nuova crisi per l’Eliseo, lasciando a Macron poca scelta se non quella di dimettersi e indire nuove elezioni presidenziali.

In una dichiarazione rilasciata il 1° luglio in qualità di presidente del partito Solidarité & Progrès, Jacques Cheminade ha scritto: “Il primo turno delle elezioni legislative francesi ha rappresentato un’ondata di opposizione contro la politica di asservimento del vecchio regime al globalismo finanziario. Tuttavia, le forze politiche che pretendono di rappresentare questa volontà popolare di rompere con il passato sono esse stesse intrappolate nella camicia di forza che ci è stata imposta dal 1946.

“Tutti fanno finta che il rischio di guerra non esista. Nessuno combatte a testa alta l’oligarchia finanziaria della City, Wall Street, BlackRock e tutti i propagatori di una criminale austerità sociale. Nessuno contesta la politica di riarmo occidentale perseguita da questa oligarchia. Nessuno mette veramente in discussione la subordinazione degli Stati europei nei settori delle armi, dell’energia e dei dati. Nessuno ha reso pubblica l’imminente raccomandazione derivante dall’articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nel contesto della procedura per i disavanzi eccessivi, che condanna i nostri leader a schiavizzare il loro stesso popolo”.

La dichiarazione completa e altre informazioni possono essere lette su https://solidariteetprogres.fr/spip.php?article16691.

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