Come è cresciuto tra i BRICS il commercio senza dollari

Come reazione all’uso del dollaro come arma di cui parla Jeffrey Sachs, i Paesi membri dei BRICS – in particolare i tre maggiori: Cina, India e Russia – si sono spostati sempre più verso il finanziamento del commercio bilaterale in valuta locale. In un’intervista rilasciata il 15 maggio a Xinhua, alla vigilia della sua visita in Cina, Vladimir Putin ha sottolineato che il giro d’affari tra Russia e Cina è raddoppiato negli ultimi cinque anni e che “oltre il 90% dei saldi tra le nostre aziende avviene in valute nazionali”, rubli e renmimbi.

Tuttavia, il commercio in valuta locale ha i suoi limiti. Se il commercio bilaterale è sbilanciato (se una Nazione importa molto di più di quanto esporta verso la Nazione partner), le riserve non spese in valuta locale si accumulano, come nel caso del commercio bilaterale Russia-India. A ottobre dello scorso anno, l’India ha permesso alle banche di 22 Paesi partner, tra cui Russia e Regno Unito, di aprire conti “vostro” per facilitare il commercio in rupie. Si tratta di conti che una banca nazionale detiene tipicamente per conto di una banca estera, denominati nella valuta della prima.

Fino a poche settimane fa, la Russia aveva accumulato più di 8 miliardi di dollari nel suo conto “vostro”, soprattutto grazie ai proventi delle esportazioni di energia in India. Infine, il 10 maggio è stato reso noto che Mosca ha speso la metà di questo denaro per acquistare forniture militari dall’India. Il commercio sarebbe facilitato se questi scambi fossero regolati in un’unità di conto che possa essere spesa anche in altri Paesi BRICS e oltre. Tale unità potrebbe essere agganciata a un paniere di materie prime per garantirne la stabilità monetaria, come suggerito da Lyndon LaRouche, che tuttavia ha chiarito che la vera stabilità può essere garantita solo da un impegno reciproco delle nazioni partecipanti verso il benessere generale delle loro popolazioni.