L’occidente continua a scherzare col fuoco

Giorno dopo giorno, il mondo si sta avvicinando a una guerra totale e diretta tra la NATO e la Russia. Uno dopo l’altro, i Paesi occidentali hanno oltrepassato i limiti che essi stessi avevano fissato, apparentemente ritenendo che, poiché Mosca non ha ancora risposto con la massima forza, possano spingersi oltre. L’ultima mossa è l’incursione delle forze ucraine, probabilmente accompagnate, nella regione russa di Kursk. Eppure, i leader russi hanno ripetutamente avvertito che risponderanno. La stessa operazione militare speciale in Ucraina, lanciata nel marzo 2022, non era “non provocata”, come sostiene la NATO, ma era una risposta.

Appena due giorni prima dell’incursione, il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov aveva dichiarato alla televisione Rossiya-1 che “l’era delle concessioni unilaterali di Mosca [agli Stati Uniti e alla NATO] è ormai definitivamente finita”. Il problema, ha proseguito, “è che non ci sono più interruttori automatici. Gli attacchi sul territorio della Russia sono consentiti. Le assicurazioni degli americani che non sono state prese decisioni di questo tipo e che non sono state concesse indulgenze a Kiev, non valgono nulla”.

Il Presidente della Bielorussia Lukashenko ha sollevato un’ipotesi allarmante in un’intervista del 18 agosto a Rossiya-1. “Le dichiarazioni dell’Ucraina sul Kursk”, ha detto, secondo cui l’attacco a Kursk mira a ottenere merce di scambio in un negoziato, “sono un tentativo di spingere la Russia ad azioni asimmetriche, come l’uso di armi nucleari”. L’Ucraina, ha avvertito, sarebbe “molto contenta” se venissero usate armi nucleari tattiche, perché ciò screditerebbe la Russia in tutto il mondo.